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BARBABLU

C'era una volta un uomo di nome Barbablu, ricco, di nobili origini che viveva in un palazzo molto sontuoso, nel lusso di oro e argento era però mal visto da tutti perché la sua lunga barba era blu e la cosa lo rendeva così brutto e spaventoso che nessuno osava avvicinarvisi. Inoltre si diceva avesse avuto sei mogli e che poco dopo le nozze fossero sparite misteriosamente. Evitava di mostrarsi in giro e se ne stava gran parte del tempo rinchiuso nel suo tetro castello da cui cercava di tenere alla larga i curiosi.

Un giorno però notò due giovani e belle ragazze che abitavano nei pressi del suo palazzo, erano figlie di una gran dama e decise che una delle due sarebbe diventata sua moglie. Alla madre ne chiese una  in sposa, non faceva differenza quale, essendo entrambe splendide. Le sorelle però non ne volevano sapere di sposare quell’uomo così minaccioso e avvolto dal mistero. Alla fine la più piccola delle due si decise a farsi avanti, persuasa che dopotutto era solo la sua barba a far paura e che magari in fondo in fondo aveva un animo buono. Si celebrarono le nozze e su ordine di Barbablu fu una cerimonia intima, con pochi invitati. L’uomo si dimostrò essere molto generoso verso la giovane moglie, le regalò ogni tipo di abito e gioiello e la trattò come una regina, facendo così invidia alla sorella che si era rifiutata di prenderlo come sposo.

Un mese dopo le nozze, Barbablu comunicò alla ragazza che sarebbe partito per un viaggio e che poteva sentirsi libera di fare ciò che voleva, poteva invitare anche delle amiche se preferiva, poteva servirsi di tutto ciò che era contenuto in quel castello, comprese le monete d’oro e gli oggetti più preziosi.

- Ecco, - le disse porgendole un enorme mazzo di chiavi pesantissime, - queste ti consentiranno di aprire tutte le porte del palazzo, puoi entrare in tutte le stanze che desideri e puoi fare ciò che vuoi in mia assenza. Puoi usare tutte le chiavi tranne questa. - indicò una piccola chiave dorata. - È quella della stanza in fondo al corridoio del pian terreno: non puoi entrarci per alcun motivo, altrimenti dovrete fare i conti con la mia ira.

La ragazza promise che avrebbe obbedito e non avrebbe usato quella chiave. E così il marito partì con la sua carrozza. Lei intanto, per non sentirsi troppo sola, invita alcune amiche e dà delle maestose feste, utilizzando l’argenteria più pregiata e chiamando a palazzo i cuochi più famosi della città.

Quando però tornò a essere sola, dopo aver esplorato in lungo e in largo l’immenso castello, la curiosità verso quella stanza proibita crebbe di giorno in giorno, sempre di più. Ogni volta arrivava davanti alla porticina, guardava la chiave e, indecisa sul da farsi, rimaneva lì a lungo, fino a che la sua coscienza le impediva di infrangere la promessa. Un giorno però la tentazione fu troppo forte e vinse: la giovane prese la chiave e la girò lentamente nella toppa finché non udì il “clic” della serratura. Tremando come una foglia aprì piano la porta e guardò dentro. Era tutto buio e non distingueva nulla nella penombra. Gli occhi si abituarono finalmente all’oscurità e con orrore vide cosa c’era al suo interno: il pavimento era ricoperto di sangue e alle pareti intravide sei corpi di donne appesi come animali a dei ganci. Soffocò un grido di paura e dal panico il mazzo di chiavi le scivolò di mano, cadendo dentro una delle pozze di sangue. Terrorizzata dallo scenario e da cosa Barbablu avesse potuto farle una volta tornato, lo raccolse velocemente e richiuse a chiave la porta, scappando verso le sue stanze. Per giorni cercò di togliere le macchie di sangue da quella piccola chiave, ma non ci riuscì per quanto la strofinasse e la lavasse con il sapone: se cancellava lo sporco da una parte affiorava magicamente da un’altra. Disperata, iniziò a piangere e a pensare a come evitare l’ira del marito.

Improvvisamente sentì la carrozza di Barbablu rientrare, era tornato in anticipo e la poveretta non sapeva cosa fare. Lei cercò di mostrarsi allegra come al solito e di nascondergli la verità. L’uomo però si accorse che c’era qualcosa di strano, così le chiese di ridargli il mazzo di chiavi. La ragazza, ormai rassegnata, glielo porge con mani tremanti.

- Come mai sulla piccola chiave ci sono delle macchie di sangue? - le domandò sospettoso Barbablu.

- Non lo so. - mentì lei.

- Oh sì che lo sai! - iniziò a gridare il marito. - Tu mi hai tradito! Hai aperto la porta proibita, non è vero? Ebbene, visto che la tua curiosità è stata più forte della promessa fattami, quella stanza diverrà la vostra dimora e prenderete posto assieme alle altre che hanno osato disobbedirmi!

- No vi prego! Non lo fate! - gridò la ragazza. - Vi sarò per sempre fedele, non vi disobbedirò mai più!

- È tardi ormai per altre promesse.

Ella si gettò ai suoi piedi di suo marito implorando perdono, ma Barbablu aveva il cuore più duro della pietra e la trascinò via, scalpitante.

- Visto che debbo morire, vi chiedo un favore, marito adorato. - parlò infine, tra le lacrime. -Vorrei salutare mia sorella per l’ultima volta. Prometto che poi potrete far di me ciò che vorrete.

Barbablu rifletté un attimo e acconsentì, a patto che la salutasse dalla finestra della sua stanza, che si affacciava direttamente sulla casa natia della giovane moglie. La ragazza andò nelle sue stanze e si affacciò alla finestra, chiamando il nome della sorella, finchè ella non apparve nel giardino.

- Sorella mia, ti prego. - la implorò. - Chiama i nostri fratelli e dì loro che sono in pericolo. Devono correre subito qui e portare con loro le spade.

La sorella maggiore, preoccupata obbedì e le promise di mandarli al castello al più presto. Nel frattempo Barbablu, che non aveva udito nulla la chiamò e la condusse attraverso i corridoi del palazzo, diretto alla stanza dell’orrore. La povera donna iniziò a piangere e a gridare, spaventata. Lui ribadì ancora una volta che quella era la punizione per aver infranto la sua promessa. Con una mano le prese i lunghi capelli dorati e con l’altra afferrò un grosso coltello da macellaio e lo alzò sopra la testa.

Proprio mentre Barbablu stava per affondare la lama nel collo della moglie, ecco che sentì un forte frastuono: due giovani cavalieri apparvero alla porta armati di spade.

- Moglie! Ancora una volta mi hai tradita! - gridò Barbablu. - Che tu sia maledetta!

L’uomo, vedendo che era in pericolo, cercò di fuggire, ma i due fratelli lo inseguirono e in un attimo lo infilzarono con le loro lunghe spade lucenti, uccidendolo all’istante. La ragazza, finalmente al sicuro, li abbracciò entrambi e così fece con sua sorella, quando sopraggiunse. E visto che Barbablu non aveva eredi, la giovane vedova divenne padrona di tutti i suoi beni e sistemò l’intera sua famiglia, facendoli vivere a palazzo. Fece distruggere quella stanza maledetta e al suo posto vi costruì un bel salotto e buttò la chiave magica nel fiume, cosicché nessuno avrebbe mai trovarla più chiusa.


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