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RECENSIONE: AMELIE NOTHOMB - IGIENE DELL'ASSASSINO


Un amatissimo scrittore premio Nobel per la letteratura, dopo aver annunciato al mondo di avere un cancro terminale alle cartilagini, concede in esclusiva un’intervista ai giornalisti, senza sapere che tra loro ce ne sarà una che metterà in discussione la sua intera esistenza. Si potrebbe riassumere così uno dei libri di Amélie Nothomb, una scrittrice belga che personalmente adoro per il suo stile pungente. Un libricino di poco più di un centinaio di pagine, come vuole il suo stile, ma che racchiude una storia diversa dal solito, raccontata quasi interamente sotto forma di dialogo, che dipinge l’essere umano nei suoi difetti peggiori e nelle sue sfumature più bestiali. Prétextat Tach, lo scrittore, racchiude da solo molte di queste sfaccettature e s’impegna, in maniera tra l’altro orgogliosa e sadica, a mettere a dura prova il prossimo mettendo a nudo la sua natura: un uomo incurante del suo aspetto, della sua salute e soprattutto indifferente agli esseri umani. Trae piacere dall’umiliare chiunque che non sia lui stesso, mostrandosi al mondo per la prima volta come un essere misogino, arrogante e senza il benché minimo rispetto e sentimento verso nessuno. A ogni intervista i giornalisti ne escono sconvolti e disgustati, lasciando Tach gongolarsi nella sua crudeltà fino a che non arriva Nina, l’unica tra tutti a tenergli testa e la sola ad aver scoperto qualcosa del suo passato che nessuno avrebbe mai immaginato.

Il libro scorre bene, come tutti i libri della Nothomb da me letti finora. Sempre con la sua consueta ironia mista ad amarezza, anche con “Igiene dell’assassino” è riuscita a conquistarmi. A tratti inquietante a tratti divertente, la Nothomb dipinge varie tipologie di essere umano, in cui il bene e il male coesistono in diverse proporzioni, ma tanta più luce viene emanata, tanta più ombra ne consegue.



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