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URASHIMA TARO IL PESCATORE
C’era una volta un giovane e abile pescatore di nome Urashima Taro. Un giorno sulla spiaggia vide dei bambini che stavano infastidendo una grossa tartaruga. Lui, di animo buono e sensibile, decise di intervenire chiedendo ai bambini di lasciarla in pace. Loro però non ne vollero sapere, allora il buon Taro offrì tutte le monete che aveva in cambio della tartaruga. I bambini presero il denaro e finalmente se ne andarono, lasciandolo solo con la povera bestia ferita. La trasportò verso la riva e la liberò in mare, dove iniziò subito a nuotare verso il largo.
Il giorno dopo mentre stava per prendere con la sua barca e andare a pescare come ogni mattina, Urashima Taro udì una voce chiamarlo:
- Urashima Taro! Urashima Taro!
Poco più in là vide la tartaruga del giorno prima.
- Per ringraziarti della tua bontà, il Drago, dio del mare, vuole invitarti nel suo palazzo, in fondo agli abissi. Monta in groppa al mio guscio e ti condurrò da lui.
Il ragazzo era titubante: come avrebbe fatto a sopravvivere sott’acqua? La tartaruga però non sembrava avere cattive intenzioni, così decise di seguirla, curioso di vedere il famoso Palazzo del Drago. Chiese all’animale di attenderlo e andò a salutare i suoi genitori. Prima di tornare, però, passò dalla casa della sua amata, Fior di Loto e le disse che avrebbe fatto visita al dio del mare, chiedendole di attendere il suo ritorno.
Poco dopo partì assieme alla tartaruga che s’inabissò nelle profondità delle acque e Taro, sorpreso, scoprì che poteva respirare senza problemi. Più in basso scendevano più cose meravigliose e colorate apparivano ai suoi occhi. Non appena Urashima vide il palazzo del dio del mare, ricoperto di madreperla luccicante e coralli splendenti, ne rimase incantato.
La tartaruga lo portò al cospetto del grande e maestoso drago argentato. Taro si chinò al suo cospetto, grato per averlo invitato e per avergli fatto scoprire quel mondo, proibito agli uomini. Il dio del mare lodò il suo buon cuore e il suo gesto dei confronti dell’amica tartaruga e gli offrì di restare per tutto il tempo che avesse voluto.
Per giorni ci furono banchetti squisiti in suo onore con danze e giochi e tutti gli abitanti del mare vi parteciparono. Urashima Taro visitò il regno marino, si fece nuovi amici e visse a palazzo servito e riverito, come fosse un principe.
- I tesori del mare sono molto preziosi. - gli spiegò la tartaruga, divenuta sua inseparabile compagna. - Ma il tesoro più grande sarà quello che ti darà il dio del mare quando tornerai sulla terra.
Quelle parole gli fecero venire nostalgia di casa e così decise di chiedere udienza al Drago.
- Vi ringrazio per la vostra ospitalità. - disse, inchinandosi profondamente. - È giunto però il momento che io torni in superficie, dalla mia gente.
- Se questo è il tuo desiderio, la tartaruga ti riporterà nel mondo degli uomini. Potrai tornare qui ogni volta che vorrai. Come regalo per la tua generosità ti offro questo scrigno, il tesoro più grande che ci sia. - gli consegnò uno scrigno tempestato di perle. - Ricorda però, non dovrai aprirlo per nessuna ragione.
Taro promise e si congedò. Montò in groppa alla tartaruga e partirono. Attraversarono le profonde acque del mare, diretti verso l’alto. Finalmente arrivarono in superficie e la tartaruga lo salutò.
Il ragazzo una volta a riva si rese conto che qualcosa era cambiato: il villaggio era diverso, c’erano più case e gli alberi intorno erano divenuti più alti. Vagava tra le strade alla ricerca dei suoi genitori, ma non li trovò. Vide allora una vecchina, ricoperta di rughe e raggrinzita, che se ne stava seduta su un grosso sasso a contemplare l’orizzonte. Aveva gli occhi velati dalla cecità e tremava, appoggiata al suo bastone.
- Mi scusi, sa dirmi dove si trova la casa di Urashima Taro? - chiese il ragazzo.
- Urashima Taro? Un tempo esisteva un Urashima Taro, poi un giorno sparì, si dice sia andato dal dio del mare e che avesse promesso alla sua amata di fare presto ritorno. Lei attese tutta la vita, ma lui non tornò.
- Fior di Loto! - esclamò preoccupato. - E lei adesso dov’è?
- Sono passati trecento anni. Fior di Loto ora riposa sotto a quel ciliegio. - disse, indicando un albero poco lontano.
Urashima Taro allora, disperato, comprese che mentre al palazzo del Drago erano trascorsi solo pochi giorni, sulla terra invece erano passati moltissimi anni. Aveva sprecato tutta la sua vita nel regno marino, mentre gli anni passavano e Fior di Loto l’attendeva invano. Affranto e sopraffatto dalla tristezza se ne tornò in riva al mare e prese lo scrigno tra le mani. Dimenticandosi della promessa fatta al dio del mare l’aprì. Un fumo bianco l’avvolse e in un attimo il suo corpo, giovane e atletico, di trasformò in quello di un vecchio, la pelle si raggrinzì e i capelli si fecero improvvisamente candidi. Allora capì che il regalo che gli aveva fatto il Drago era l’immortalità ed era contenuta in quella scatola. Aprendo lo scrigno il suo corpo riacquistò in un attimo tutti gli anni realmente trascorsi e mentre esalava il suo ultimo respiro si chiese se davvero ne era valsa la pena.


Becky Writer
MACCHIE D'INCHIOSTRO PERCHE' E'CIO' CHE MI RIMANE SULLE MANI DOPO AVER SCRITTO LE MIE STORIE. NATURALMENTE L'INCHIOSTRO E' DELLA BIRO, MI PIACE PERO' IMMAGINARMI ALLE PRESE CON PIUMA E CALAMAIO. ANACRONISTRICO? FORSE, MA AL GIORNO D'OGGI COSA NON LO E'?
"lA FRECCIA NERA"
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