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UNA COMMEDIA FRANCESE CONTRO IL RAZZISMO

La critica cinamatografica (senza offesa) spesso tende a nascondere alcuni buoni film per far prevalere quelli da “box office”. La pellicola francese che vado a presentaresecondo me è uno di questi, per me è stata una piacevole scoperta (ovviamente non è stato quasi per nulla pubblicizzato) e mi ha fatto uscire dal cinema con un sorriso. Ancora per poco nelle sale, mi sa, “Non sposate le mie figlie” (titolo italiano come sempre anonimo di “Qu'est-ce qu'on a fait au Bon Dieu?”) diretto da Philippe de Chauveron è una frizzante commedia che ha largamente conquistato il pubblico francese. Racconta le vicende della famiglia Verneuil, borghese e conservatrice, alle prese con i matrimoni multietnici di tre delle quattro figlie, che hanno sposato rispettivamente un musulmano, un ebreo e un cinese, tutti e tre però francesissimi. Dopo iniziali scontri, battibecchi e insinuazioni di carattere razziale e religioso su tutti i membri della famiglia, le cose finalmente si risolvono, appianando i dissapori e lasciando spazio ai sentimenti e al senso di famiglia, che va oltre i pregiudizi e le religioni. Il sogno dei coniugi Verneuil di avere un genero cattolico, però, è ancora vivo e si riversa sull’ultimogenita, che infatti annuncia il suo fidanzamento con Charles, per la gioia dei suoi genitori. Pur essendo cattolico, la ragazza omette di dire che viene dalla Costa D’Avorio, creando nuovi dissapori. Si susseguono così varie gag sul contrasto etnico e culturale, di cui Claude Verneuil e il futuro consuocero André Koffi si rendono protagonisti. Il film è divertente, costruito con battute intelligenti e per niente demenziali e, oltre a essere spassoso, trovo sia anche un manifesto perfetto contro il razzismo e il pregiudizio. La Francia, com’è ben noto, da sempre è stata una nazione aperta e liberale e al giorno d’oggi milioni dei suoi abitanti sono di origine straniera, figli/nipoti/bisnipoti di immigrati, integrati perfettamente e francesi a tutti gli effetti. In un’Italia ancora chiusa e provinciale, piena di preconcetti e con la paura dello straniero, dove l’integrazione è ancora un lontano miraggio, questo film potrebbe servire a rendere coscienti molti italiani. Purtroppo se non cambia la consapevolezza di ognuno sarà difficile cambiare visione del mondo che sia essa etica, culturale, religiosa, sessuale. E allora…Liberté, Egalité, Fraternité!

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